Il legno storto della giustizia by Gherardo Colombo & Gustavo Zagrebelsky

Il legno storto della giustizia by Gherardo Colombo & Gustavo Zagrebelsky

autore:Gherardo Colombo & Gustavo Zagrebelsky [Colombo, Gherardo & Zagrebelsky, Gustavo]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Political Science, General, Political Ideologies, democracy
ISBN: 9788811149156
Google: gZ47DwAAQBAJ
editore: Garzanti
pubblicato: 2017-11-15T23:00:00+00:00


III. MORFOLOGIA DELLA CORRUZIONE

Z. Credo che sia utile una prima osservazione di natura lessicale. I discorsi su ciò che definiamo corruzione si avvalgono di parole che le persone circondate da stima considerano a loro volta rispettabili, a incominciare proprio dalla parola rispetto. Il rispetto, nell’ambito dei rapporti corrotti, però, non ha nulla a che vedere con il «rispetto uguale» che è la precondizione di rapporti interindividuali giusti, come quelli su cui si basa ogni concezione, ugualitaria, liberale e democratica della vita di relazione. Penso a uno studio recente di Elisabetta Galeotti che spiega bene l’ambiguità del concetto.27 Gaetano Mosca, il grande studioso di cose politiche che veniva dalla Sicilia, all’inizio del secolo scorso considerava proprio il «rispetto» il dato profondo, potremmo dire culturale, del rapporto mafioso.28 Il rispetto, negli ambienti di mafia, non è solo deferenza formale nei confronti del potente. È anche questo, ma non solo. Soprattutto, è la dedizione totale e la disponibilità incondizionata, a restituire in obbedienza ciò che si è ottenuto in protezione. Ciascuna parte vi trova il proprio utile, che non è quello offerto dalla legge. Finché il meccanismo funziona secondo le sue regole, vi troviamo cose come rispetto, deferenza, riconoscenza, protezione, fedeltà eccetera tutte parole, in sé, stimabili. Quando non funziona più, appare il volto feroce. La defezione si chiama «sgarro» ed è severamente punita, in modi rituali e simbolici, tali da diffondere terrore e cementare ulteriormente il patto associativo e corruttivo. Nel caso delle organizzazioni criminali, il circolo protezione-fedeltà è rinsaldato dalla violenza, onde chi vi entra non ne può più uscire se non a prezzi altissimi, spesso al prezzo della vita («sul nostro taxi si sale, ma non si scende», ha detto uno che se ne intende: non mancano esempi a iosa della veridicità di questo motto).

C. Qualche volta mi sorge il dubbio di venir preso da uno smodato desiderio di provocare, ma non posso fare a meno di leggerti l’incipit di Sorvegliare e punire, il saggio che ha reso celebre Michel Foucault.

Damiens era stato condannato, era il 2 marzo 1757 [soltanto sette anni prima della pubblicazione di Dei delitti e delle pene – n.d.a.], a fare «confessione pubblica davanti alla porta principale della Chiesa di Parigi», dove doveva essere «condotto e posto dentro una carretta a due ruote, nudo, in camicia, tenendo una torcia di cera ardente del peso di due libbre»; poi «nella detta carretta, alla piazza di Grêve, e su un patibolo che ivi sarà innalzato, tanagliato alle mammelle, braccia, cosce e grasso delle gambe, la mano destra tenente in essa il coltello con cui ha commesso il detto parricidio bruciata con fuoco di zolfo e sui posti dove sarà tanagliato, sarà gettato piombo fuso, olio bollente, pece bollente, cera e zolfo fusi insieme e in seguito il suo corpo tirato e smembrato da quattro cavalli e le sue membra e il suo corpo consumati dal fuoco, ridotti in cenere e le sue ceneri gettate al vento». «Alla fine venne squartato», racconta la «Gazzetta di Amsterdam».29

Mi fermo qui, questa è la sentenza, sai bene quanto ancora più spietata sia stata poi l’esecuzione.



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